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Intervento del Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Militari Dott. Filippo Verrone

data 29/05/2025

Testo integrale, non rivisto, dell'intervento effettuato in occasione della Cerimonia solenne di Inaugurazione dell'anno giudiziario 2025

Buongiorno a tutti!

Porgo, anche a nome di tutta la categoria che rappresento, cordialissimi saluti a tutte le autorità: al Sottosegretario alla Difesa, alla Prima Presidente della Corte di Cassazione, anche quale Presidente del nostro Consiglio della Magistratura Militare, da noi fortemente voluta in tale veste dal lontano 1989, e a tutte le autorità civili e militari, unitamente al personale del dicastero della difesa.

Mentre ascoltavo tutti questi discorsi, e ne ho fatte tante di queste cerimonie, facevo una considerazione: sono tutti consapevoli della nostra efficienza, della nostra produttività, della nostra capacità, per cui ogni anno puntualmente riceviamo tanti apprezzamenti, ma c’è qualcosa che nel sistema non funziona bene se ancora, e da tanti anni, elemosiniamo riforme che non arrivano. Evidentemente forse sarà una nostra carenza ed io credo che uno dei problemi risiede nella nostra mancata conoscenza, da parte soprattutto dell'opinione pubblica, di ciò che siamo e che facciamo: siamo un’organizzazione, consentitemi questa vanteria, quasi perfetta, come può essere testimoniato dalla categoria degli avvocati che frequentano le nostre aule e dalla polizia giudiziaria per quanto riguarda i pubblici ministeri; le loro testimonianze forse sono quelle più obiettive e, inoltre, ho sentito da destra e da sinistra sempre espressioni di apprezzamento, sincero apprezzamento, per cui sono arrivato alla conclusione che il problema è che non sappiamo far emergere, non sappiamo vendere il nostro prodotto.

In realtà noi siamo una giurisdizione che fa bene quello che ci è consentito fare. E non è vero che facciamo poco. Io non sono d’accordo sulla banale lettura delle statistiche, perché dietro quei numeri apparentemente esigui ci sono dei processi che attengono tutti ad imputati che hanno un rapporto di impiego con la pubblica amministrazione, per i quali gli effetti non penali di un’eventuale condanna sono sicuramente più dirompenti della stessa condanna e, quindi, vengono gestiti con una particolare attenzione da parte loro, ma anche con un particolare rigore da parte nostra; quindi il numero dei processi trattati va attentamente letto in relazione alla qualità degli affari; ad esempio, io presiedo il tribunale militare di Napoli e noi facciamo due udienze a settimana come minimo se non tre e prima delle 17 - 18 difficilmente riusciamo a chiudere le udienze e tutte le settimane; quindi i numeri vanno letti alla luce della qualità del prodotto giustizia che emettiamo.

Ecco ho sentito con piacere l’Avvocato dello Stato che parlava delle nostre sentenze e della loro qualità. Pertanto io non mi sento sottoutilizzato, anzi avrei difficoltà a essere utilizzato ulteriormente e sinceramente penso che, come me, questa affermazione la possono fare molti colleghi, pur se esiste qualcuno che si imbosca, ma questo c’è in tutte le categorie, nelle forze armate, nella magistratura ordinaria, contabile, amministrativa, perché è normale che c’è il soggetto che tende comunque ad evitare di affrontare impegni dispendiosi.

Chiedo scusa per queste considerazioni. ma esse nascono dal cuore. Insomma, io da buon partenopeo non so recitare molto bene, per cui devo dire sempre quello che penso.

Comunque volevo dare atto di aver constatato, in qualità di presidente dell’associazione, che nell’attuale legislatura nell’ambito del Dicastero della Difesa qualcosa sta cambiando e la conferma l’ho avuta, oltre che nelle affermazioni pubbliche fatte al Ministro CROSETTO al Consiglio ed anche in sede privata in occasione della visita doverosamente resa, nel corso della quale ho avuto modo di prendere atto della ferma determinazione di arrivare a certi risultati: a parte la questione della razionalizzazione della giurisdizione militare che è quella più complessa e chiaramente richiede del tempo, mi riferisco alla esigenza di un concorso pubblico per esami che consenta al Dicastero di reclutare i propri magistrati militari, alla necessità della creazione di una struttura presso il gabinetto dedicata alla magistratura militare, non una direzione generale che sarebbe eccessiva, ma una struttura dedicata ai nostri problemi, che consenta l’applicazione del principio costituzionale secondo cui il Ministro è responsabile dei servizi relativi alla giustizia, oggi in gran parte delegati impropriamente al Consiglio, che è e deve restare un organo di garanzia, non è un organo di amministrazione attiva; in realtà alcune competenze sono prettamente e costituzionalmente affidate al Ministro, per noi della Difesa, mentre per la magistratura ordinaria della Giustizia.
Perciò, a questo punto, mi sento di dire che per la prima volta forse inizia a serpeggiare un cauto ottimismo, sperando che l’anno prossimo questo ottimismo non debba restare nuovamente frustrato.
Nello scusarmi per il tempo impegnato, saluto tutti e nuovamente ringrazio il Presidente della Corte militare di Appello, che ha consentito questo nostro intervento, e ringrazio per la pazienza che avete avuto nell’ascoltarmi.